UN GIOCO DI SGUARDI
Benché stremata dalla stanchezza per aver camminato a lungo con il suo piccolo gregge in compagnia del fratello, Caterina fu felice quando vide il trabocco inondato dal sole del tramonto: era in Abruzzo! Era bella Caterina, tra poco avrebbe compiuto quattordici anni ma già stava conoscendo gli aspetti più crudi dell’esistenza: il padre era partito per la guerra e sua madre portava faticosamente avanti la famiglia unicamente con ciò che forniva il loro piccolo gregge.
Un giorno come tanti, mentre il sole scendeva sul mare dei trabocchi, Caterina si trovò davanti un’immensa distesa di pecore, tra cui si faceva strada a fatica il giovane pastore. Caterina voleva sapere da dove venisse e dove fosse diretto, ma la timidezza del giovane la portò a tornare vicino il suo piccolo gregge.
Gabriele, questo era il nome del pastorello, se ne stava in solitudine a guardare il mare mentre Caterina di tratto in tratto gli lanciava uno sguardo provando soggezione per quel giovane così timido. L’idea di invitarlo a condividere il povero pasto con loro fu sua, ma fu suo fratello a rompere il ghiaccio.
Gabriele accettò l’invito e per sdebitarsi portò vino e ricotta. Con lui accanto, alla luce del loro falò, lei si sentiva felice, anche se un leggero turbamento l’assaliva nel sentire lo sguardo di Gabriele posarsi a tratti su di lei. Fu un gioco di sguardi quella sera.
LE PRIME PAROLE
Alla buon’ora del mattino seguente, fratello e sorella, ripresero il cammino e dopo diversi giorni raggiunsero un borgo sulla collina, da cui si vedeva il Gran Sasso. I paesani erano cordiali e le pecore avevano trovato ricchi pascoli, ma il pensiero di Gabriele non abbandonava mai Caterina e il timore di non poterlo più vedere le stringeva il cuore.
Passarono diversi giorni, quando ad un tratto lei sentì avvicinarsi un gregge. E come d’incanto eccolo: Gabriele era tornato! Adesso che erano l’uno di fronte all’altro, non riuscivano a proferir parola, tanto erano forti le emozioni, ma i loro occhi brillavano persi nella gioia di essersi ritrovati. Anche quella sera condivisero la cena nel borgo immerso nel silenzio mentre da lontano il tramonto sul Gran Sasso illuminava i loro volti. Questa volta Gabriele fu più loquace, parlò della sua famiglia e di quanto fosse difficile andare avanti. E quando la luna era alta in cielo, lui l’accompagnò verso il suo ricovero. Quella mattina i due fratelli lasciarono il luogo, Gabriele invece decise di restarci ancora per qualche giorno.
QUEL PICCOLO ZUFOLO
Quando i due fratelli si trovarono stanchi fra le colline di ulivi secolari dai tronchi contorti e dalle chiome argentate, riconobbero la maestosa abbazia che li aveva sempre affascinati. Caterina vi entrò ed in ginocchio implorò la protezione di Maria sulla sua famiglia e sul suo piccolo gregge. E di nuovo il pensiero per Gabriele: dov’era adesso? L’avrebbe di nuovo incontrato?
Ma una mattina come tante altre, mentre cercava di recuperare un agnello caduto in un fosso, Caterina udì da lontano “quelle” pecore. Quando il belato si fece più forte riconobbe Fiocco, il cane di quel “gregge”! E quando Caterina vide Gabriele, il suo volto divenne subito rosso dall’emozione. Avrebbe voluto abbracciarlo, raccontargli di tutte le notti passate a pensare a lui. Ma tacque e restò al suo posto. La sera, quando la luna piena rischiarava tutto l’uliveto, fu Gabriele a raggiungere Caterina, e quando le porse il piccolo zufolo, realizzato mentre sorvegliava il gregge, fu lusingata all’idea che lui avesse pensato a lei durante la lontananza.
Quella notte Caterina si addormentò subito. E mentre lei sognava di ballare con Gabriele attorno ad un falò, le prime luci dell’alba arrivarono insieme al fratello che la svegliò per riprendere il cammino. Ancora una volta Caterina si stava allontanando da Gabriele, e ancora una volta provava uno strano dolore nel timore che non l’avrebbe più rivisto.
PICCOLA GROTTA PER PICCOLO GREGGE
Quando il Gran Sasso apparve in tutta la sua imponenza, i due giovani si sentirono a casa e si accamparono nei pressi di un castello diroccato. Nei giorni successivi, mentre finalmente le pecore riassaporavano la tenera erba dei profumati pascoli di montagna, Caterina si sorprendeva a pensare al lungo viaggio di ritorno segnato dagli incontri con Gabriele. Ma alla tenerezza del ritorno si univa il timore di averlo perso per sempre. E quando aveva perso oramai le speranze... Caterina si sentì chiamare! Riconobbe subito la voce, l’avrebbe riconosciuta in mezzo a mille altre!
Eccolo Gabriele correre sorridente e meno timido verso di lei! Fu allora che Caterina capì che anche lui le voleva davvero bene. Ancora una volta le loro strade si incrociavano!
Questa volta i tre giovani ripresero insieme il cammino. Caterina stava sempre al fianco di Gabriele, chiacchieravano e scherzavano e quando si riposavano per abbeverare gli animali o consumare il povero pasto, Gabriele suonava canzoni d’amore con lo zufolo costruito per lei.
Quando il sole scomparve all’improvviso tra i monti e il cielo si rabbuiò mentre l’aria diventava gelida, i tre giovani avevano appena raggiunto il borgo mediceo e subito capirono che era arrivata la fine dell’estate e stava per scendere la prima neve. C’era nelle vicinanze una grotta che Gabriele conosceva bene: era piccolo quel luogo e assolutamente inadeguato ad accogliere tutte le sue pecore, pertanto convinse Caterina a ricoverarvi il suo piccolo gregge. La fretta di cercare un riparo dove portare i suoi animali belanti, portò Gabriele a salutare in fretta la giovane.
QUATTRO INDIZI
Caterina pianse quando vide Gabriele allontanarsi in quel bianco turbinio che avvolgeva ogni cosa. Poi lo sguardo cadde su quei fogli che il fratello aveva visto poggiare a terra dal giovane. Caterina li raccolse e con stupore vide cinque disegni realizzati con maestria da Gabriele. Nel primo si scorgeva il sole che tramontava sul mare dei trabocchi. Nel secondo appariva sulla collina un piccolo borgo da cui si vedeva il Gran Sasso.
Nel terzo dietro un ulivo secolare dal tronco contorto e dalle chiome argentate, spiccava maestosa un’abbazia. Nel quarto appariva un castello diroccato. I disegni rappresentavano i luoghi dove i due giovani si erano incontrati.
LA META
Caterina trasalì nel guardare l’ultimo disegno: con un cielo di perla a fare da sfondo, comparivano tre colline dal morbido profilo, qua e là verdi alberi frondosi spiccavano nel caldo colore della terra appena arata. Ma a rendere magico quel luogo, che la ragazza non si stancava di guardare, c’era l’arcobaleno come a stringere in un grande abbraccio quello splendido paesaggio. L’avrebbe cercato quel luogo magico, il cuore le diceva che il suo Gabriele era lì ad attenderla. Caterina camminò in lungo e in largo in cerca di quel luogo disegnato da Gabriele, ma nessun pastore a cui mostrava il disegno seppe mai darle indicazioni.
LA LEGGENDA
Gli anziani che hanno raccontato la storia di questa fanciulla che un giorno incontrò un giovane pastore sulla spiaggia, non sanno dire che fine abbia fatto, né, se dopo un lungo camminare, abbia raggiunto quel luogo magico.
Il ricordo di Caterina e del suo amore aleggia forte lungo il Cammino d'Abruzzo, come a far da guida a tutti i viandanti che ancora oggi sono a percorrerlo, intimamente, speranzosi di scorgere quelle colline dalle linee morbide abbracciate tanto tempo fa da uno splendido arcobaleno.